venerdì 26 giugno 2009

Altro "frutto" per la De Amicis.

Dopo le Olimpiadi della lingua Italiana, giorno 4 giugno presso la scuola Media "Ettore Romagnoli" di Gela, l'alunna Bonanno Miriam ha ricevuto un riconoscimento per un suo elaborato che ha partecipato al XII concorso nazionale di prosa indetto dal sopraccitato Istituto.
Una qualificata giuria costituita
da Docenti, Scrittori, Giornalisti, Personalità e rappresentanti della Cultura, hanno premiato il lavoro dell'alunna aprezzandone le capacità narrative.
Vi invitiamo a leggere questo piccolo racconto e, se volete, lasciate pure un vostro commento su questa scrittrice in erba.


Tema:
“PERDUTO IN UN MONDO DI OMBRE E SMODATAMENTE FELICE ALL’IDEA DI UN GELATO CON CHI MI E’ PIU’ CARO”

Svolgimento

Dory svegliati! Sono nel bel mezzo di un sogno. Papà mi chiama sono già le 07,30 del mattino. Di solito a quest’ora sono sveglia, ma oggi mi secco ad andare a scuola. Devo farmi la doccia, vestirmi, mangiare, rifare il letto. Non ce la farò ad arrivare in orario. No, oggi ho deciso che non andrò a scuola. Passa poco tempo e papà ritorna, dicendomi: “Ehi! Che intenzioni hai stamattina; è già tardi, alzati!”. Basta. Non ce la faccio più a sentirlo parlare, la sua voce sorda rimbomba nelle mie orecchie assonnate. Stamattina proprio non lo sopporto, “E… bla, bla… Bla”. Uno, due, e tre, mi alzo, non ho altra scelta. Velocemente mi lavo, mi vesto e mi incammino verso la scuola. So che mi manca qualcosa, ma non ho la minima idea di cosa sia. Sono per strada e non so più dove mi portano i miei passi. Finalmente arrivo a scuola, suona la campanella e appena in classe, mi siedo al mio posto e non faccio caso nemmeno ai compagni che entrano alla spicciolata, mi salutano con un semplice “ciao” che le mie orecchie non percepiscono. Solitamente parlo del più e del meno con ognuno di loro, sono socievole, ma stamattina… Arriva la mia compagna di banco e sento una pacca sulla spalla, adesso mi risveglio dal mio torpore e la saluto. Lei nota in me qualcosa che non va e mi chiede: “Addormentata in classe, cosa ti succede stamattina?”. E’ stata molto spiritosa la ragazza, come suo solito, mentre io le rispondo. “Sono più sveglia di te, ora vai da qualcun’altra, non perdere tempo e lasciami stare”. Non sapendo che fare cambia direzione. Inizia la lezione e arriva la prof., chiama l’appello e almeno questo lo sento, alle sue parole “Doriana” rispondo “presente”. Spiega e spiega per due lunghe ore e se mi chiedete cosa ho capito vi direi “Non lo so”. Mi ritorna in mente il sogno della notte e mi sento completamente assorbita da un mondo d’ombre, niente mi è chiaro e tutto mi sembra uguale e diverso nello stesso tempo. Stanotte ho sognato di essere sola in una stanza buia, con una luce che mi abbagliava. Sentivo tante voci parlarmi e io non davo loro né ascolto né risposta. Le mie confusioni, le mie incertezze da cosa dipendono… sarà forse l’adolescenza quel periodo critico in cui si è attratti da tutto ciò che è nuovo; ciò che appare diverso dalle regole di casa nostra e della nostra infanzia che sembra attraente? Com’è successo? Mi sono smarrita in un mondo confuso, triste, un mondo di ombre, dove è facile perdersi, e faticoso riprendersi… Voglio ritrovare la via della luce, continuare a sentirmi sulle nuvole del cielo, oggi così azzurro e tranquillo. Vengo distratta dalla confusione dell’intervallo, momento in cui ognuno cerca di liberare la propria mente da qualunque pensiero e dedicarsi ai giochi inutili per allentare la tensione accumulata nelle prime ore. Sono costretta ad abbandonare i miei sogni, i miei pensieri, però non vedo l’ora che questo quarto d’ora finisca, perché proprio oggi ho la voglia e il desiderio di smarrirmi nel mio mondo, e dare una spiegazione a tutti i miei dubbi e incertezze. La ricreazione finisce e torna il silenzio, ripenso a quel sogno, rifletto: Ho tredici anni, dei genitori che mi vogliono bene e sono circondata da affetti. Ringraziando il Cielo non mi manca niente… “Compito a sorpresa”, esclama la prof di matematica, e ora? Lo devo fare… Continuerò dopo! Il compito non è complicato: quattro esercizi e due problemi. Finisco per tempo, e appena consegnato suona la campanella, si va a casa, fuori mi aspetta il babbo, e salita in macchina gli dico: “Oggi devo uscire!”, mi risponde “No signorina, non è possibile. Ricordati che a giugno ci sono gli esami e non puoi tralasciare lo studio!” Vorrei ribellarmi perché voglio uscire a tutti i costi ma so che con papà non la spunterei facilmente. A casa la sceneggiata si ripete con mia madre. Per il giorno dopo non ho molti compiti e anche se ne avessi oggi non riuscirei a concentrarmi. Pranzo e subito dopo mi chiudo nella mia stanza, su di un foglio scrivo:
…Garzoncello scherzoso,
codesta età fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno, giorno chiaro, sereno…

Mi butto sul letto, piango, poi mi calmo e penso: “Se non avessi avuto quell’incontro non avrei avuto bisogno di uscire a tutti i costi, e avrei capito anche le ragioni dei miei.”
Ho conosciuto da qualche tempo un ragazzo di diciassette anni e con lui ho stretto una tenera amicizia, proprio oggi dovevamo andare a prendere un gelato insieme. Mi perdo ancora nel mio mondo di ombre, non so se dirlo alla mamma, oppure no? Sono sicura che capirà, in fondo anche lei è stata ragazza, ma mi vergogno da morire e non trovo le parole per confidarle le mie emozioni. Passano delle ore, sono quasi le 17,00, sono ancora confusa, ma penso che sia questo il momento giusto per parlare con lei. Sento la porta della mia camera aprirsi furtivamente, è lei, entra e con il cuore che mi batte veloce, d’un fiato le dico “Mamy devo dirti una cosa, siediti qui” “Dimmi” mi risponde. “Ho conosciuto un ragazzo che mi piace, ci incontriamo spesso col gruppo di amici comuni, oggi devo andare a prendere un gelato con lui”. Chiudo gli occhi, non so quello che mia mamma dice, perché mi addormento. Dormo un po’, poi mi sento chiamare “Dory?… Dory?... Su fatti bella e vai, qualcuno ti aspetta. Sono estremamente felice, mi sistemo: indosso una gonnellina a palloncino di jeans, calze rosa e fucsia a righe, ballerine colorate, magliettina rosa; rifaccio i capelli, metto una mollettina, tra di essi, un profumo, non mi ricordo quale, ma era dolce, proprio come me. Non c’è molto freddo, metto una giacchetta e vado… Non so come riuscirà a convincere mio padre, ma io esco di casa in tutta fretta. “Bar… Bar…?”, penso. Mi dirigo verso quello in piazza, eccolo là, paziente ad aspettarmi, quando lo saluto gli dico: “Sono più tranquilla, ho parlato con mia madre”.

…Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!...

Le parole del poeta, su cui tanto abbiamo riflettuto in classe, mi tornano alla mente. Non ricordo il gusto del gelato, che era sicuramente buonissimo. Ripenso alle dolci risate e ai nostri sguardi ingenui di adolescenti. Devo tornare a casa: ”Ciao ci sentiamo!”. Lui mi saluta e io torno a casa leggera come una libellula, fiera di aver instaurato un nuovo rapporto con mia madre e felice di essere uscita da quel mondo di ombre che mi avevano confusa e rapita per tutto il giorno.
Miriam Bonanno

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